“Non c’è più speranza”, Patrizia, Bianca e Cristian, le ricerche sono davanti ad un vicolo cieco. Si cercano i corpi scomparsi da oltre 48 ore

Non c’è più speranza. Sono morti. Dopo due notti le possibilità di ritrovare i tre ragazzi vivi si fanno nulle. Anche questa mattina le ricerche continuano senza sosta, tuttavia anche se tra i soccorritori la speranza di riuscire a salvare le vite dei tre si sono definitivamente spente. Sul luogo non solo il Corpo nazionale dei vigili del fuoco con 40 tra specialisti sommozzatori, soccorritori fluviali giunti da tutti i comandi della regione, dronisti, topografi, team speleo e l’elicottero del reparto volo di Venezia, ma anche un alto numero di volontari della Protezione civile. Tuttavia ciò finora non è bastato, e la natura del fiume non aiuta. Il Natisone è conosciuto per un punto a una decina di metri più a valle rispetto alla zona delle ricerche in cui l’acqua, anche in condizioni normali, raggiunge i 15 metri di profondità e ci sono correnti e mulinelli che trascinano sul fondo e fanno incastrare tra i massi della forra.

Le famiglie dei ragazzi, arrivati ieri mattina sul luogo, sono supportati da una psicologa della Protezione civile Friuli Venezia Giulia, la quale ha il difficile compito di prepararli alla tragica verità. A questo punto solo un miracolo potrebbe far trovare Bianca, Patrizia e Cristian vivi. Un miracolo a cui più nessuno crede.

PatriziaBianca e il fidanzato Cristian sono stati travolti l’altro ieri dalla furia del Natisone durante una passeggiata che doveva celebrare un esame. La gioia di un momento si è trasformata in un incubo quando i tre giovani sono stati inghiottiti dalle acque in piena del torrente, gettando nello sconforto le loro famiglie e tutta la comunità.

La prima vera svolta nelle indagini è arrivata quando è stata ripescata dalle acque del fiume la borsa di una delle ragazze, Patrizia Cormos. Dentro è stato trovato anche il cellulare di cui soccorritori avevano intercettato il segnale. Per questa ragione, le ricerche sono concentrate in quella specifica zona, anche se non è certo che, nel disperato tentativo di sottrarsi alla piena, lo smartphone sia rimasto addosso al suo proprietario. A intercettare il segnale è stato proprio uno dei droni della Protezione civile.

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