Roberto Baggio, il racconto dei 40 minuti di terrore, il motivo della sua reazione e la rassicurazione sui trofei: perché i ladri non hanno rubato il mitico Pallone d’oro

RAPINA IN VILLA, PAURA PER BAGGIO LUI SI RIBELLA: PICCHIATO DAI BANDITI

Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”

Immobilizzato mentre provava a reagire, colpito alla testa con il calcio della pistola e lasciato sul pavimento con il sangue che cola, davanti alla sua famiglia terrorizzata. Un commando di almeno sei rapinatori ha assaltato la villa di Roberto Baggio. E l’ha fatto nella sera della partita della nazionale, mentre lui, la moglie, i due figli maschi e la suocera, stavano guardando Spagna-Italia alla tv.

Il mito dello sport si aggira nervoso e preoccupato nella sua tenuta sulle colline, a Valmarana di Altavilla Vicentina, dopo una notte trascorsa tra ospedale e caserma dei carabinieri. Davanti all’ingresso della sua dimora da sogno, con piscina e parco di noccioli e acacie, c’è una processione di abitanti del borgo, e sono in molti a fare la stessa domanda: «Hanno rubato il pallone d’oro?».

I carabinieri del Reparto operativo di Vicenza dicono di no, riservandosi di completare un inventario che, al momento, comprende solo qualche orologio, gioielli e denaro in contanti. Ma per capire come sia potuto accadere un fatto del genere gli investigatori dell’Arma, che saranno affiancati dai colleghi del Ros, partiranno da due elementi per nulla irrilevanti: l’impianto di videosorveglianza di casa Baggio non funzionava e nemmeno l’allarme è entrato in funzione.

L’imponente sistema di telecamere che dovrebbe sorvegliare tutta la vasta area era finito in corto circuito qualche settimana fa a causa del maltempo e non era ancora stato ripristinato.

«È un elemento che stiamo prendendo in considerazione», dice Lino Giorgio Bruno, il procuratore di Vicenza, facendo capire quanto sia strana questa coincidenza. Poi c’è l’aspetto che riguarda l’allarme, un impianto molto particolare che entra in funzione con il buio profondo della notte. Ma tra le 21.45 e le 22, quando il commando ha fatto irruzione, non si era ancora attivato.

Anche questo potrebbe significare che chi è entrato sapeva.

Il resto è cronaca spiccia di una rapina in casa commessa da gente esperta con accento dell’Est Europa. Cinque sono entrati, uno è rimasto fuori a fare da palo. Con la violenta aggressione a Roberto Baggio sono riusciti ad ammansire tutti gli altri, la moglie Andreina e i figli Mattia e Leonardo, prima di sequestrarli e rinchiuderli a chiave in una stanza. Solo la suocera ottantenne Luciana è stata lasciata in soggiorno, forse per non spaventarla ulteriormente, o più semplicemente perché non poteva rappresentare un pericolo.

I cimeli sportivi del fuoriclasse sono stati sistemati in una stanza con cassaforte a tecnologia avanzata, quindi molto difficile da profanare. Infatti i rapinatori si sono concentrati su tutto il resto della casa, per lunghi quaranta minuti circa.

Nei sopralluoghi di ieri i carabinieri non sono riusciti a capire da dove siano entrati i rapinatori. In casa non ci sono segni di effrazione, semplicemente perché le porte erano ancora tutte aperte, ma non sono state trovate tracce nemmeno sulla recinzione che cinge il perimetro della tenuta.

2 – “VOLEVO PROTEGGERE I MIEI E MI HANNO COLPITO IN TESTA MI SONO SENTITO IMPOTENTE”

Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”

Una vistosa benda protegge i punti di sutura sul lato destro della fronte, lo sguardo basso, mille pensieri per la testa. Roberto Baggio, dopo essere stato chiuso con moglie e figli in una stanza da cui si è liberato sfondando un infisso, cammina lungo il perimetro della sua proprietà. Ha accanto i carabinieri e il suo bracco da caccia, nella speranza di trovare qualche traccia utile a capire da dove siano entrati i rapinatori.

«Era appena iniziato l’intervallo della partita. Improvvisamente mi sono trovato davanti questi individui con i passamontagna. Pensavo fossero solo in due, per questo li ho affrontati», ha raccontato poi l’ex calciatore al suo storico procuratore Vittorio Petrone, chiamato al telefonino poco dopo essere riuscito a liberarsi e sentito anche ieri più volte.

«Ho tentato di colpirli per difendere mia moglie e i miei figli», ha continuato Baggio. «Ma dopo sono arrivati anche gli altri: prima altri due, poi un quinto. Inoltre ho visto che fuori c’era un’altra persona, il palo. Mi hanno immobilizzato e colpito. Sono finito a terra. Non riesco a dimenticare quella sensazione di impotenza. Ora non provo paura, ma tanta rabbia».

[…] «In simili circostanze può accadere di tutto, e per fortuna la violenza subita ha generato solo alcuni punti di sutura, lividi e molto spavento», continua il campione, senza nascondere lo stupore per le modalità. «L’aggressione è stata fulminea, ora potenzieremo ulteriormente i sistemi di rilevazione in tutto il perimetro».

[…]  Nella tarda mattinata in via Firenze ad Altavilla Vicentina si fatto vivo anche Diego Fabbi, il fratello di Andreina. «Abbiamo parlato a grandi linee, ma mia sorella non ha voluto ricordare tutta la dinamica, perché è ancora molto provata», ha raccontato alla fine della visita. «Stavano guardando la partita tutti insieme e purtroppo c’era anche mia mamma. Non sono riusciti a capire da dove siano entrati. Quel che è certo, è che l’hanno picchiato proprio forte».

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