Carla Bruni nei guai fino al collo! L’icona della feccia rossa italiota sta per essere rinviata a giudizio con l’infamante accusa di associazione a delinquere, nell’ambito dell’inchiesta sui milioni che il marito ricevette dalla Libia

di Francesca Salvatore per Il Giornale

Brutte notizie per l’ex première dame Carla Bruni all’interno dell’inchiesta sull’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. La cantante e attrice è stata convocata per possibile rinvio a giudizio nell’ambito dell’indagine sulla ritrattazione, nel 2020, dell’intermediario Ziad Takieddine, che aveva accusato suo marito di aver finanziato la campagna presidenziale del 2007 con fondi libici.

Secondo una fonte citata dall’Afp, l’ex modella rischia di essere accusata di reati connessi alla falsificazione di testimonianzeassociazione a delinquere finalizzata alla preparazione di un processo fraudolento e corruzione del personale giudiziario. Dall’interrogatorio per il quale è stata convocata in una data non precisata, Bruni potrebbe uscire incriminata o nella migliore delle ipotesi come testimone assistito. L’indagine giudiziaria aperta nel maggio 2021 riguarda il presunto tentativo di ingannare la giustizia francese per il quale l’ex presidente è stato incriminato a ottobre. Carla Bruni è già stata interrogata due volte dagli investigatori dell’Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione e i reati finanziari e fiscali, prima come testimone nel giugno 2023, poi come sospettata all’inizio di maggio.

L’ex first lady francese deve chiarire un suo possibile ruolo nella clamorosa e sospetta ritrattazione del principale testimone a carico di Sarkò nella vicenda dei fondi libici per la campagna elettorale del marito: soprattutto quali fossero i suoi rapporti con Michèle Marchand, detta Mimi, nota nel mondo del giornalismo popolare in Francia (amica tra l’altro di Emmanuel e Brigitte Macron) sospettata di aver organizzato il passo indietro di Takieddine.

Agli inizi di maggio Bruni aveva risposto per ben tre ore a un interrogatorio al quale si è presentata sì da libera, ma in qualità di “persona chiamata in causa“: questo fa di lei non una semplice testimone chiamata a rispondere alle domande dei giudici. L’inchiesta sull’ex presidente francese, nel frattempo, è formalmente chiusa ma la giustizia francese non ha ancora rimesso il coperchio sull’indagine volta ad appurare le mosse eventuali della coppia per orientare l’opinione pubblica e per deviare il corso della giustizia.

Sebbene la consorte di Sarkò fosse stata già ascoltata un anno fa dai giudici, il mese scorso era comparsa nuovamente a testimoniare poichè non precisati “nuovi elementi” che avevano reso necessario un interrogatorio di approfondimento. Sebbene l’ex capo dell’Eliseo aveva sempre dichiarato l’estraneità della consorte ai fatti, ora si vuole appurare che ruolo potrebbe aver avuto Bruni nell’aiutare la stampa a cancellare eventuali prove della colpevolezza del marito. In particolare, Bruni potrebbe aver procurato a Marchand e al fotografo Sébastien Valiela un lasciapassare (un tampone) nell’ottobre 2020 per potersi recare in Libano a realizzare l’intervista con la quale Takieddine ritrattò la propria versione dei fatti. Il caso esplose un mese dopo, nel novembre 2020, quando Tiakieddine si rese protagonista di un pubblico dietrofront su Bfm e Paris Match, affermando che l’ex capo di Stato francese non aveva “ricevuto un centesimo, in contanti o meno, per le elezioni presidenziali del 2007” da Muammar Gheddafi.

L’ex capo dell’Eliseo, invece, lo scorso ottobre, è stato incriminato da i due giudici istruttori che lo stavano interrogando nell’ambito dell’inchiesta su possibili manovre fraudolente per scagionarlo. L’ex capo di Stato è stato accusato di corruzione di testimone e di associazione a delinquere finalizzata alla frode.

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